«Tutti presenti in Aula. Tradire il consenso avrebbe un costo altissimo. Il Senato non va sguarnito»- Corriere.it

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di Virginia Piccolillo

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento: non siamo stati eletti per fare turismo. Gli incarichi? Bilanciamo con Montecitorio

Sono molti i senatori che aspirano a incarichi da viceministro e sottosegretario. Luca Ciriani, da ministro per i Rapporti con il Parlamento, è un problema?

«Abbiamo espresso la nostra preoccupazione agli alleati. Stiamo cercando un equilibrio. Non è facile. Tutti hanno l’ambizione, qualcuno ha anche il merito, ma non basta».

Perché?

«Dal Senato è più difficile distaccare persone al governo. È una questione di numeri. I candidati sono una quindicina. Ma la maggioranza ha 115 senatori, 106 dopo la nomina di 9 ministri, meno 15 ci avvicineremmo pericolosamente alla soglia critica di 90-91. L’opposizione ne ha 85. Non possiamo essere appesi ai senatori a vita».

Per questo ha lanciato un appello alla presenza?

«Non ci hanno eletto per fare turismo. Non è automatico che chi è nominato non voti. Ma è ovvio che serva un bilanciamento con i deputati».

A chi spetterà scegliere?

«È chiaro che il più alto numero di senatori al governo spetterebbe a noi».

Al primo voto Forza Italia ha boicottato, invano, l’elezione al primo scrutinio del presidente Ignazio La Russa. L’episodio è chiuso?

«Faceva parte di una logica di trattativa che si svolgeva su alti tavoli. Noi non abbiamo apprezzato. Poi c’è stato l’incontro Berlusconi-Meloni. E le prime dichiarazioni sono state all’insegna della coesione e unità. Mi aspetto coerenza nei fatti».

Salvini che convoca i propri ministri vi preoccupa?

«No. Non ci fasciamo la testa prima di rompercela. Salvini ha elencato i punti dell’agenda di governo. Non si può fare tutto subito. La priorità è il caro bollette».

Nemmeno la spaccatura in Forza Italia?

«Leggo di fibrillazioni. Le risolveranno al loro interno».

Le nomine a sottosegretario potrebbero aiutare?

«Credo che il governo debba restarne al riparo».

Con gli alleati Meloni ha usato troppo l’imperativo e poco il condizionale, come dice FI?

«No. Ma a un certo punto c’era il dovere di decidere per non mancare l’obiettivo di un governo in tempi brevi».

Vi aspettate sorprese dal voto di domani?

«Salvini e Tajani, in Consiglio dei ministri, hanno detto di no. Credo che nessuno voglia tradire la fiducia e l’emozione di chi ci ha dato questo grande consenso».

Cosa intende?

«Siamo una squadra che deve essere leale. Chiunque si discostasse da questo tradirebbe la fiducia e credo che ne pagherebbe un prezzo altissimo».

Da quanto conosce Meloni?

«Da molti anni. Ne ha 10 meno di me, ma è sempre stata una protagonista. Se c’era qualcuno in grado di compiere questo miracolo era lei».

Quale miracolo?

«Con FdI siamo partiti da zero soldi, zero gruppi parlamentari, zero tutto. Eravamo poco più che “quattro amici al bar”, con questo sogno, un po’ romantico un po’ disperato, di ridare abitazione alla destra. Abbiamo avuto il 26%. Accanto aveva noi e il partito, ma solo lei con la sua grinta, forza e determinazione poteva riuscire a farlo. E vorremmo che le venisse riconosciuto».

Più di così?

«Non siamo nati per fare i revanscisti duri e puri, ma per diventare forza di governo. Ma se questo risultato storico, con la prima donna premier, l’avesse ottenuto la sinistra, se ne parlerebbe ovunque. Invece mi rattrista che la sinistra non ci riconosce di aver fatto ciò che lei ha sempre predicato».

Lei è il «ponte» tra governo e Parlamento. Ricorrerete a molti decreti e voti di fiducia?

«La decretazione d’urgenza è stata la cifra dei governi precedenti. Difendo il Parlamento. Ma sulla Finanziaria ancora non so quali saranno i tempi. Dipenderà dall’opposizione».

Non potete sceglierla.

«Certo. Ma noi non abbiamo impedito provvedimenti importanti. Non mi aspetto che il Pd faccia un’opposizione patriottica. Mi basterebbe non pregiudiziale».

Nutrite aspettative diverse da Carlo Calenda?

«Le stesse. Non faccio distinzioni. Una buona opposizione è uno stimolo al governo: aiuta ad aprire occhi e orecchie e impedisce errori. Ma non quella che cerca la delegittimazione».

Ce l’ha con il fatto che vi dicono di essere un pericolo per la democrazia?

«Esattamente. Siamo diversi ma ci dobbiamo rispettare. Credo che lo abbia detto anche Liliana Segre».


L’opposizione teme una stretta sui diritti, soprattutto delle donne. È così?

«Perché mai? I timori si dissolveranno appena inizieremo a governare. Siamo alla prova della verità dei fatti».

24 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 00:07)



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Virginia Piccolillo , 2022-10-24 22:07:45 ,

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